Tra Italo Calvino e William S. Burroughs c'è un invisibile punto di intersenzione nel cercare di decodificare la parola immaginata.
L'attuale presente continuato in cui siamo immersi e dal quale, dopo Henry Miller, siamo in qualche modo costretti a stare e a rapportarci, ha cancellato (fortunatamente, forse) l'idea immaginifica del passato e del futuro come "tempo storico".
Per la maggior parte di alcuni di noi, scrivere è prendere le giuste distanze da qualcosa, è osservare col teleobbiettivo.
il punto di rottura avviene adesso, con l'antropocene, come si può descrivere un evento la cui fine coinciderà, nel migliore dei casi, con la scomparsa del genere umano?
Bisognerebbe tracciare un nuovo punto sulla mappa del linguaggio.
Qualcosa che ci permetta una narrazione nell'oltre; attraverso; in diagonale.
Un punto di vista fino ad ora mai preso in considerazione.
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