ANDREA DORO
TUTTO QUELLO CHE RESTA
II
F. vagava per il piccolo appartamento in cerca di qualcosa, ogni tanto indossava dei vestiti, ogni tanto spegneva la telecamera, la finestra di notte veniva richiusa, la luce spenta. Il sonno, tardava sempre un po' di più ad arrivare.
A. uscì dal piccolo vicolo e si guardò attorno, uno stormo si alzò in volo da un albero lì vicino, un paio di cani, zampettavano e fiutavano tranquilli, il cielo nuvolo, pareva quasi in procinto di collassare.
Un po' prima di tutta la situazione, il corpo di M. giaceva in posizione supina sul grande letto trasportato in soggiorno per l'occasione, sulla grande vetrata si infrangeva un paesaggio di tetti e palazzi, i piani alti delle cose offrono sempre spunti diversi su cui riflettere.
A. uscì dal piccolo vicolo e si guardò attorno, uno stormo si alzò in volo da un albero lì vicino, un paio di cani, zampettavano e fiutavano tranquilli, il cielo nuvolo, pareva quasi in procinto di collassare.
G.
incontrò la notte subito dopo una curva, senza scomporsi accese i fari e rallentò di poco l'andatura, l'autoarticolato rispose con uno sbuffo di approvazione, l'intorno disastrato osservava sonnachioso tutto il resto.
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